di Giorgio Scalise
Da circa dieci anni colleziono “fiaschette porta polvere da sparo”: non so perché ho incominciato e sono pronto ad accettare la definizione di eccentrico anche se nel mondo ci sono centinaia di collezionisti come me con un florido mercato ed in molti musei si possono ammirare esempi unici di preziose fiaschette.
L’inizio e la fine della produzione di fiaschette è legata alla storia delle armi da fuoco “ad avancarica”: inizia in Europa tra il tredicesimo ed il quattordicesimo secolo e termina nel 1866 con la comparsa delle cartucce preconfezionate e del fucile a retrocarica francese Chassepot a cui spetta gran parte del merito della vittoria a Mentana dei francesi sui garibaldini. Nelle armi ad avancarica (fucili, pistole e cannoni) la polvere, in quantità esatta, veniva introdotta dalla bocca dell’arma, seguita da una borra e poi dalla palla di piombo o dai pallini che venivano calzati con uno stoppaccio mediante una bacchetta di cui erano forniti fucili e pistole. Si può capire quanto tempo richiedesse la procedura dovendo poi innescare all’esterno dell’arma una capsula. Comunque per poter portare con se una sufficiente quantità di polvere (ed anche di pallini di piombo) fu inventata la “fiaschetta”.
I primi contenitori furono in realtà dei corni di bue schiacciati mediante riscaldamento in modo da essere portati più facilmente e chiusi alla estremità più grossa con una placca di ottone o legno e con un “caricatore” all’altra estremità attraverso il quale si poteva introdurre la polvere o dosarla per la carica in uscita.
Successivamente qualsiasi materiale fu utilizzato per le “fiaschette”: ottone, rame, stagno, argento, zinco (qualsiasi metallo tranne il ferro che poteva causare scintille e quindi esplosioni), legno, carapace di tartaruga, cuoio, cartapesta etc. Per quelle di metallo si sbalzavano su due emisezioni scene diverse e poi si procedeva alla saldatura delle due parti, infilando in cima poi il dosatore.
Ogni nazione aveva proprie fabbriche che producevano grandi quantitativi di “fiaschette” per eserciti e per cacciatori. Indubbiamente le più belle sono quelle francesi e inglesi con scene di caccia, animali, armi da guerra, figure mitologiche, fiori e fronde sbalzate con grande maestria su ambedue le facce. Unici sono gli astucci per pistole da duello in legno pregiato che oltre alla copia di pistole contenevano una
fiaschetta con tre vie (polvere, palle, capsule) ed oggetti vari per la pulizia e la lubrificazione delle armi.
Il valore era legato all’artista che le lavorava, al metallo, al possessore (re, principi) ma anche alla unicità o quasi del pezzo. I pezzi migliori (magari esposti nei musei), non sono esenti da copie false fatte nell’800 od anche più recentemente, negli anni 1950-60: non è facile riconoscerli !!
Essendo così diverse, esistono diverse sotto-collezioni: fiaschette solo di cuoio, fiaschette per pistole, nordafricane cesellate in argentone, di corno, solo militari o a soggetto (scene di caccia, animali).
Solo pochi fabbricanti nel ‘900 riuscirono a riciclarsi (producendo oggetti di argento o di Sheffield come l’inglese James Dixon and Son) o producendo piccoli quantitativi di copie di “fiaschette” per i rari amanti delle armi ad avancarica che ancora esistono (ad esempio l’italiano Pedersoli).
Così finì una meravigliosa produzione