Manifesto di intenti

E’ ormai diffusa in Europa la consapevolezza che un territorio puo’ sviluppare un ruolo competitivo soprattutto in presenza di un “gioco di squadra”, di una collaborazione tra i diversi attori di un regione capace di rendere avanzata una realta’ culturale sotto il profilo della qualita’ della vita e di costruire viceversa, su questa base, una societa’ moderna, capace di divenire competitiva sul piano della qualita’ totale. Mai come in questo momento c’e’ stato bisogno di un lavoro collettivo; mai come in questo momento sono invece mancati nella Marche una guida regionale ed un progetto prima di tutto culturale.

Non si tratta di valorizzare soltanto il patrimonio storico della regione (e anche questo non si e’ riusciti ancora a farlo); si tratta di renderlo volano di uno sviluppo, identita’ profonda per confrontarsi con le scelte e le opportunita’ che il mercato e le tecnologie offrono. Non si producono, oggi, fortemente innovativi, capaci di reggere la sfida del mercato internazionale senza un profondo retroterra culturale e senza un dialogo tra le piu’ diverse e magari opposte idee presenti sul campo, senza rispetto per la creativita’, per i valori etici, per la verita’, la serieta’ professionale, la scienza, insomma la cultura.

Di qui parte l’associazione “Le cento citta’”, una associazione di persone, con un forte impegno civile, persone diverse che forse non si sono incontrate abitualmente prima, che provengono dal mondo delle professioni, dell’impresa, dell’universita’, della ricerca per cominciare – bisogna pur cominciare – a creare questo ponte ideale in una regione al plurale come le Marche in cui la storia ha finora teso a dividere piuttosto che ad unire le proprie diverse parti. Non e’ nostra intenzione creare unita’ e omogeneita’ fittizie, consapevoli delle differenze, perche’ no anche politiche, che contraddistinguono questa terra e che potranno caratterizzare anche gli aderenti all’Associazione; vogliamo pero’ evitare che queste differenze diventino insofferenza, disinformazione, banalizzazione, superficialita’.

Se riusciremo ad incanalare queste differenze in un dialogo intelligente, il carattere polimorfo delle Marche, la sua varieta’ potranno essere una marcia in piu’ per competere, specie in tempi che vedono un nuovo sviluppo delle autonomie, con le aree piu’ avanzate del nostro paese. Il primo obiettivo e’ dunque informare; far conoscere al nord della regione le qualita’ del suo centro e del suo sud, all’area montana quella della costa e della collina e viceversa, promuovendo la fruizione di mostre, di spettacoli, di percorsi culturali lungo itinerari non abituali o poco accessibili, valorizzando gli ingegni e le creativita’ che la arricchiscono.

E per questo l’associazione pubblichera’ anche un periodico di alto profilo culturale che avra’ come scopo valorizzare le arti e le professioni, scoprire realta’ che pochi conoscono, ricchezze spesso inesplorate; servira’ anche a far conoscere tra loro i marchigiani che vivono dentro e fuori dalle Marche, in tutto il mondo. Un secondo obiettivo e’ quello di incontrarsi, dialogare autorevolmente sui grandi temi che toccano la nostra regione la cui disamina tende, specie nel dibattito odierno a prendere i contorni degli slogan e a perdere il rapporto con la complessita’ dei problemi e della realta’.

E infine vogliamo fornire un contributo ai nostri concittadini, alla nostra regione con il sostegno a progetti, a idee, a iniziative che la cultura marchigiana intende produrre nella direzione dello sviluppo regionale, offrendo, con spirito di servizio e a sostegno delle idee migliori, tutto il supporto che potremo realizzare con il nostro lavoro e, se lo riterranno, con l’aiuto delle istituzioni.

L’ associazione e’ dunque:

a) un insieme di persone che si propongono, in spirito di liberta’ e di leale rispetto delle legittime diversita’ di opinione, di avanzare e di appoggiare alcune buone idee e renderle note;

b) un’occasione di incontro e di approfondimento culturale rivolta a far conoscere le Marche ai marchigiani che, anche a motivo di scarsi mezzi di informazione, per molti versi le ignorano o, peggio, pensano di conoscerle;

c) l’ente promotore di una rivista di cultura;

d) un’agenzia formativa che si pone tra pubblico e privato per sostenere progetti che si muovano nello spirito che ci anima.

Giugno 1995

 

Manifesto di intenti – 2.0

Il documento che nel 1994 aveva ispirato la costituzione de “Le cento città” puntava al ruolo della cultura per lo sviluppo, al ruolo strategico della coesione sociale e al dialogo tra persone con competenze e ruoli diversi per affrontare e risolvere i problemi della società regionale.
Questi principi sono ancora ampiamente condivisibili e ci confermano nel nostro ruolo di stimolo degli attori pubblici e privati delle Marche.
Gli anni Duemila hanno ancora più bisogno di classi dirigenti locali impegnate in un confronto alto che ci tenga lontano dal pensiero unico dilagante, attente all’innovazione e alla ricerca, e che concepiscano la regione come un laboratorio per un nuovo sviluppo capace di dialogare con la memoria storica e la nostra identità. Consapevoli però che questa identità non può essere solo la conservazione della storia, ma deve confrontarsi creativamente con il presente e con il futuro, superando i localismi. Valorizzare l’identità culturale significa infatti, oggi, avere la capacità di capire cosa può costituire un carattere competitivo locale nel contesto globale, che impone capacità di ripensare in forme nuove e anche più attente al mercato le proprie proposte.
Anche nella vita culturale marchigiana si è aperta una nuova fase consapevole della competizione globale. Non siamo meno soli perché siamo tutti un po’ provinciali, ma non possiamo neppure dare per scontato che ciò che siamo sia di per sé significativo, per il solo fatto di esistere.
Oggi l’identità culturale esiste se non fa resistenza alla domanda di qualità globale e alla disponibilità a competere nel mercato della cultura. Si rimane nel gioco globale non solo con l’esportazione di prodotti manifatturieri, ma, ancor di più, con l’esportazione e proposta di prodotti culturali.
Per fare ciò va pertanto modificato profondamente il modo con il quale gli attori territoriali hanno fin qui interpretato il proprio ruolo. Essere marchigiani significa oggi soprattutto sapere cosa vuol dire essere cittadini del mondo, vestendo più identità allo stesso tempo, ma senza perdere di vista il senso di una tradizione.

Novembre 2014

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