di Costanza Costanzi
Il saldo legame che nel Cinquecento univa Venezia e Ancona è confermato dalla presenza nella città dorica di ben due dipinti del grande Tiziano. Capolavori entrambi, che nella datazione e nello stile rappresentano l’Alfa e l’Omega della formidabile stagione artistica tizianesca.
Firmata “Titianus Cadorinus pinsit”, l’Apparizione della Vergine , la cosiddetta ‘Pala Gozzi’ (dal nome del suo committente, il mercante raguseo Alvise Gozzi), conservata nella Pinacoteca Civica , è datata 1520, come ricordato in un cartiglio dipinto nel margine inferiore della tela. La struttura compositiva fa riferimento al tradizionale tema iconografico della ‘Sacra Conversazione’, con la Madonna con il Bambino, che appare improvvisamente in un cielo di nuvole in movimento, infuocate dalla luce vespertina, mentre in basso, a contemplare sbigottiti la visione, stanno San Francesco, titolare della chiesa ospitante anconetana (l’opera proveniva dalla non più esistente chiesa di San Francesco ad Alto), e San Biagio, protettore della città dalmata di Ragusa, che addita al committente Gozzi inginocchiato l’apparizione celeste. Immerso in una luce reale, ‘impressionistica’, un brano di paesaggio irripetibile, con il bacino di San Marco e il campanile in bella evidenza: una veduta in senso moderno, resa più attuale dal ramo di fico in controluce, a sottolineare l’attimo esistenziale in cui si compie l’evento.
Se la Pala Gozzi è la prima opera datata che si conosca dell’artista, l’altro dipinto anconetano, la Crocefissione con la Vergine San Domenico e San Giovanni nella chiesa di San Domenico ne rappresenta la fase più avanzata (1558), realizzata quando Tiziano si avvicinava ai settant’anni . Committente della pala Pietro Cornovi della Vecchia, mercante anche lui e per di più veneziano, residente all’epoca in Ancona. Rispetto alla luminosa visione della pala Gozzi, nella Crocefissione il rapporto luce-ombra si fa drammatico, bruciando quasi il colore e disfacendo le forme. La composizione, di una semplicità quasi arcaica, pone al centro la Croce (alla cui base si legge a lettere maiuscole “TITIANUS F.”) che si staglia contro un cielo notturno, lacerato da lampi violenti. Il volto di Cristo in croce è assorbito nell’ombra, il petto e le braccia sono battuti da improvvisi fasci di luce. In basso, i tre dolenti, esprimono diversamente il loro dramma: la Madonna sembra serrarsi nel suo muto dolore, all’opposto, San Giovanni allarga le braccia desolato verso la Croce, che è abbracciata, quasi a volerla trattenere, da un’affranto San Domenico inginocchiato.