a cura di Maurizio Cinelli
Seconda metà del quattrocento; meno di trent’anni separano la fattura di due tra i più splendenti polittici del maceratese: la tempera su tavola del camerte Giovanni Boccati, datata 1468, che si trova nella chiesa di Sant’Eustachio a Belforte del Chienti, fortunosamente scampata alle razzie napoleoniche, e quella, cronologicamente databile tra il 1494 e il 1496, del sanseverinate Lorenzo D’Alessandro, nella chiesa di San Francesco a Serrapetrona.
Ubicati in centri che distano soltanto una decina di chilometri l’uno dall’altro, i due polittici idealmente si collegano (nella medesima area che potremo denominare “Monti Azzurri”), quale espressione e lasciti eminenti di quel gotico che tanta parte ha avuto nella produzione artistica della nostra Regione, ai polittici che, chilometri più a sud, proprio al confine della provincia, si raccolgono a Monte San Martino: quello attribuito a Carlo e Vittore Crivelli, quello imputabile alla sola mano di Vittore Crivelli, il trittico ancora di Vittore Crivelli, il polittico del camerte Girolamo Di Giovanni, tesori ospitati, tutti, nella locale chiesa di San Martino.
Il gruppo dei soci de “Le Cento Città” si è ritrovato la mattina, di buon ora, a Belforte del Chienti, prima meta della giornata, proprio per ammirare, con l’ausilio della magistrale illustrazione di Luca Cristini, la magnificenza dell’opera del Boccati: un’opera della maturità dell’artista nella quale sapientemente si amalgamano reminescenze tardo gotiche a suggestioni rinascimentali.
Subito dopo i presenti si sono portati a Serrapetrona, dove, accolti dal Sindaco, Adriano Marucci, hanno subito proceduto alla visita della chiesa di San Francesco, per ammirare non solo la sontuosa tavola del D’Alessandro, ma anche la preziosissima cornice tardo gotica che quella tavola racchiude, eseguita da altra gloria sanseverinate: l’intagliatore e intarsiatore Domenico Indivini, fondatore, con il padre, nella seconda metà del quindicesimo secolo, di una delle botteghe di intaglio e intarsio più importanti, all’epoca, nelle Marche. Una bottega divenuta famosa, oltre che per le statue (alcune delle quali si possono ammirare nel Museo di Camerino), per la realizzazione di cori, primo tra tutti, quello realizzato nei primissimi anni del 1500, per la Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.
Nella chiesa di San Francesco i presenti hanno potuto ammirare anche la crocifissione su tavola dipinta da anonimo marchigiano del 1100, un frammento di affresco di scuola giottesco-riminese del 1300, l’organo (di recente strutturato e reso nuovamente funzionante), commissionato nella prima metà del 1800 a Francesco Santilli, artigiano di Caldarola, che ingloba, peraltro, canne recuperate da un precedente organo del 1700.
La seconda tappa della visita di Serrapetrona, sempre sotto la guida personale e calorosa del Sindaco, è stata dedicata al Palazzo Claudi, sede museale che raccoglie insospettati tesori di natura paleontologica (tra i quali, addirittura, lo scheletro di un dinosauro risalente al cretaceo superiore, il prosaurolophus), archeologica (reperti di produzione magnogreca e etrusca) e numismatica (in particolare, stateri d’argento greci della seconda metà del sesto secolo a.c.).
Il pranzo si è svolto in corale allegria – ad alimentare la quale ha fattivamente contribuito l’accompagnamento di musica e canti popolari di due giovani e bravi organettisti – presso la rinomata trattoria “La cantinella”, con menu all’insegna delle specialità marchigiane, “condite”, alcune di esse, per l’occasione, con la più famosa specialità del luogo: la “Vernaccia”.
E alla Vernaccia – questo spumante rosso naturale (ma vi sono anche pregiatissime versioni), frutto di una vendemmia effettuata con modalità particolari, celebrato da scrittori di fama, come Mario Soldati e gastronomi illustri – è stato dedicato il programma del pomeriggio.
E, infatti, il gruppo, ultimato il pranzo e gustate, a chiusura, come da rito novembrino, le caldarroste, arrosate di buon vino, si è trasferito presso l’Azienda agricola Alberto Quacquarini, per visitare, sempre con la cordiale, simpaticissima guida del Sindaco, gli “essiccatoi”: cioè, i locali dove i grappoli selezionati, in attesa della spremitura, vengono sottoposti all’“appassimento”. L’eccellenza della vernaccia deriva, infatti, non solo dalla qualità del vitigno (solo piccolissima parte del prodotto è rappresentata da una mescola di uve di Sangiovese e di Montepulciano o, in alternativa a quest’ultimo, di Ciliegiolo): l’eccellenza deriva, in particolare, dal fatto che metà dell’uva vendemmiata viene sottoposta, appunto, all’appassimento su graticci, per essere successivamente spremuta, ad appassimento avvenuto, e aggiunta alla precedente spremitura dell’altra metà, della quale, dunque, a questo punto, viene riattivata la fermentazione.
Per chiudere “in dolcezza”, i partecipanti, prima di intraprendere la via del ritorno si sono soffermati (alcuni più a lungo di altri) nel reparto dolciario dell’Azienda. Altri, invece, hanno preferito una ulteriore, conclusiva degustazione di quel particolare “nettare” prodotto dall’Azienda; e il piacere del palato è stato accompagnato dal piacere dell’ascolto di poesie che al bere e ai suoi benefici effetti e diletti poeti di ogni tempo hanno dedicato, poesie lette e reinterpretate per l’occasione, con grande trasporto, come sempre, da Paola e Alberto Pellegrino; ad essi, dunque, è stata tributata l’ultima manifestazione di gradimento e plauso delle non poche che l’intensa giornata si è conquistata .
Si ringrazia Anna Canonico Brunetti per le fotografie che accompagnano il presente articolo.