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San Paterniano da Fano

di Marco Belogi

Di San Paterniano, patrono della città e diocesi  di Fano, non conosciamo nulla di certo. Le notizie della sua vita sono affidate solo alla leggenda.

foto-82Almeno quattro sono le redazioni della sua vita finora note. La più antica di esse è contenuta nel codice Nonantolano , prezioso manoscritto custodito nell’archivio capitolare fanese, risalente con ogni probabilità alla fine del VII secolo e giunto fino a noi con una trascrizione dell’XI-XII secolo, forse su invito di San Pier Damiani, così  almeno vuole la tradizione.

Lo storico Pier Maria Amiani, riferendosi a quel manoscritto, afferma che soltanto da lui si ricavano gli atti di questo santo. In questo documento, che secondo la critica moderna appare quasi una trascrizione di brani delle Vitae Patrum, si narra che il santo visse al tempo delle terribili persecuzioni di Diocleziano, sul finire del terzo secolo, quando , con inaudita ferocia, si abbatterono anche sulla popolazione fanese. Per sfuggire il pericolo si ritirò, insieme ad alcuni suoi discepoli, in un luogo impervio che il biografo chiama Egitto Fanestre.

Cessate le persecuzioni , dopo il famoso editto di Milano del 313, Paterniano tornò in città nella località chiamata Vicus Tanarum, primitivo e più importante insediamento dei cristiani che si trovava nei sobborghi della città murata, poco lontano dall’attuale Porta Maggiore, dove alcuni secoli dopo sorgerà la grande abbazia benedettina di san Martino. Da questo luogo si diffuse la dottrina evangelica che lentamente riuscì a sostituire le varie divinità pagane sparse nel territorio.

foto-61Rimasta vacante la sede episcopale fanese, Paterniano fu acclamato vescovo dai sui discepoli e da tutto il popolo cristiano. Sempre nel manoscritto l’autore colloca a Fano non pochi episodi che si possono leggere nelle Vitae Patrum: restituì luce ai cechi ,il cammino agli storpi, salute ai malati incurabili, superando numerose insidie del demonio. Governò la chiesa per oltre quarant’anni  ed alla sua morte ,  avvenuta il 13 novembre del 360, fu subito proclamato santo dal suo popolo.

Il culto, a differenza dell’agiografia, è invece molto ben documentato e scaturisce dalla sua santità e dalla venerazione della sua tomba, dove costantemente si verificano fatti prodigiosi, meta di continuo pellegrinaggio non solo da parte dei suoi concittadini, ma anche da popolazioni lontane .

Introdotto in Romagna, Veneto, Toscana, Lazio, Umbria giunse anche in Dalmazia.

La sua fama  arrivò anche in Oriente, tanto che l’imperatore Giustiniano, volendo testimoniare la sua devozione verso i santi più famosi d’Italia, inviò anche al santo fanese una tavoletta votiva dorata. Galla Placidia viene annoverata tra i  grandi benefattori di Paterniano,  il culto del quale si diffuse in molte città italiane ed europee.

Fano, fin dai tempi più remoti, lo venera come defensor civitatis. A questo proposito, Francesco Dionigi , storico fanese di fine del Cinquecento , scrive:

foto-18Molte volte sopra le mura della città, mentr ’era da nimica moltitudine assediata, san Paterniano fu visto con una torcia accesa ch ‘a guisa di valoroso capitano andava inanimando gli amici soldati di dentro, acciò che s’opponessero a coloro che con mano armata cercavano di privarli della dolce libertà; a gli inimici così spaventevole e terribile il Santo apparve che ,discacciandoli con molta paura, il suo caro popolo fanese da ogni timore di guerra rese sicuro.

 

 

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