di Serena Curto
E’ una bella giornata di maggio.
Parcheggio la mia auto vicino al Parco De Vecchis, “lu monte” per i montefiorani.
E’ questo un luogo magico ove lo sguardo può perdersi negli infiniti spazi di leopardiana memoria: a sinistra il Gran Sasso, dinanzi i Sibillini o Monti azzurri; uno scenario incommensurabile che può essere goduto anche in altri punti del paese, ma qui, sotto l’ombra di pini secolari e sull’acciottolato testimone di una antica chiesa, è tutta un’altra cosa.
Questo è un dono del munifico benefattore Giulio De Vecchis che il Comune ha voluto ricordare con un busto nella rotonda di sud.
Prosieguo a piedi verso il centro costeggiando un antico muro di pietra a metà del quale trovo un vecchio lampione, ultimo rimasto di una serie che era stata posizionata per le vie cittadine nel lontano 1897, anno in cui, tra le prime in Italia, Montefiore, sempre grazie alla famiglia De Vecchis, si diede luce elettrica ed acqua corrente per le proprie abitazioni.
Entro per la Porta Solestà e mi imbatto subito nel complesso del Polo Museale, a suo tempo convento francescano con annessa chiesa del 1300 all’interno della quale, in quello che a suo tempo, prima della inversione dell’ordine, era l’abside, si possono vedere, non senza stupita ammirazione, i magnifici affreschi trecenteschi del Maestro d’Offida.
Scendo per le tortuose scale della torre campanaria ed entro nella chiesa ove mi accolgono, a sinistra il monumento funebre dei Genitori del Cardinal Partino e a destra quello di Adolfo De Carolis.
Entrambi insigni personaggi del luogo: il primo, Gentile Partino, che visse a cavallo tra il 1200 ed il 1300, fu confessore del Papa Bonifacio VIII il quale gli conferì importantissimi incarichi diplomatici e morì in circostanze misteriose nello svolgere il compito di trasferire il tesoro pontificio da Roma ad Avignone dove, morto Bonifacio, il suo successore aveva deciso di trasferire la sede papale; l’altro, il De Carolis, artista poliedrico, insigne incisore, pittore, fotografo, vissuto tra l’800 ed il 900, fu stimato illustratore delle opere del D’Annunzio, del Pascoli e di altri scrittori e poeti che ne apprezzarono lo stile incisivo.
Esco dalla chiesa di S.Francesco e visito il resto del convento all’interno del quale trovo, passato il chiostro e salita una scala, la migliore opera del pittore veneto Carlo Crivelli; un polittico, purtroppo smembrato nel corso dei secoli da frati improvvidi, ma che conserva ancora un fascino immutabile soprattutto nella figura della ammiccante Maddalena.
Non si può tralasciare poi una visita alla sala Cantatore che ricorda e testimonia l’amore che il pittore pugliese aveva per il nostro paese tanto che volle qui essere seppellito e le sue ceneri le troviamo custodite nella Chiesa di S. Filippo che troveremo e visiteremo più tardi nel nostro camminare.
Usciamo passando per la sala capitolare ove, unitamente ai corridoi, sono custodite e visibili le scenografie di un altro nostro illustre concittadino, lo scenografo Giancarlo Basili , vero motore alimentato dal solo amore per il paese, del festival cinematografico “Sinfonie di Cinema” che anima da quindici anni le estati montefiorane con proiezioni di film alla presenza di illustri ospiti del mondo della celluloide.
All’interno del polo, passando per un porta mi trovo improvvisamente in una sala che fa’ restare senza fiato chi la visita: è la sala De Carolis ove sono state raccolte, grazie alle donazioni dei familiari dell’illustro artista, i bozzetti da egli realizzati per affrescare il Palazzo del Podestà di Bologna.
Visitata la sala, uscendo, mi trovo a tu per tu con il Portale della Pinnova – cioè Pievania Nuova, in quanto era stata ricostruita l’antica Pieve di S.Lucia che originariamente si trovava nella sommità del Parco De Vecchis – con formelle in basso rilievo risalenti all’anno 800 circa.
Salgo ancora e arrivo alla Piazza della Repubblica ove troneggia la Collegiata dedicata a Santa Lucia, Patrona del Paese ed ornata, nel suo interno, dai dipinti del pittore Luigi Fontana – donati alla chiesa dai Conti Montani – narranti le scene di vita della Santa Patrona.
Attraverso la Piazza e faccio una leggera deviazione dietro l’edificio delle Logge e mi imbatto nel Palazzo Pacetti di epoca settecentesca con formelle in cotto stilizzate.
Il Corso che riprendo e mi si apre davanti, ritornando sulla Piazza, vede una serie di importanti palazzi risalenti al XVIII secolo: Palazzo Ciarrocchi, nella piazza, oggi sede del Comune; Palazzo Montani – quello dei fondatori dell’omonimo istituto tecnico di Fermo –; Palazzo De Vecchis, i già ricordati signori; Palazzo Egidi.
“Montefiore coperto di fiori, dentro e fuori tutti signori”, è un vecchio detto popolare che fa riferimento alle molte nobili ed illustri famiglie che abitavano il nostro paese e che hanno lasciato ciascuna di esse un tangibile segno della loro munificenza.
Ma seguitiamo la passeggiata.
Scendo per le scalette alla fine delle quali, prima di imbattermi nel Palazzo De Scrilli, non posso non notare, sulla destra i resti di una porta che testimonia la presenza di un’antica chiesa oggi purtroppo scomparsa; a destra del palazzo De Scrilli si dipartono due vie assai suggestive: una, posta più in alto, è la via Ghibellina che ricorda la fede politica del paese nel periodo medievale; l’altra, più bassa, ci conduce anche qui ad una serie ininterrotta di palazzi settecenteschi, quali: il corpo più antico del Palazzo De Scrilli, il Palazzo Giovannetti con il suo Torrione svettante ed un altro Palazzo Egidi oggi di proprietà della famiglia Alfonsi.
Torniamo indietro ed usciamo dalla c.d. Porta Diritta approdando in un altro balcone con vista mozzafiato: il Belvedere De Carolis dove lo sguardo corre dai monti al mare.
Scendiamo per il borgo Giordano Bruno luogo che, così come le altre vie del centro storico, ogni anno il giorno del Corpus Domini si tinge di sgargianti colori dei fiori dell’infiorata; è questa una manifestazione imperdibile che offre allo spettatore stupendi quadri composti prevalentemente da fiori, e realizzati dai mastri infiora tori che iniziano a lavorare alle loro opere già sin dalla sera prima ed ininterrottamente per tutta la notte, che è la notte bianca di Montefiore.
Passiamo dinanzi ad un altro Palazzo Montani che ci offre la vista del bel Torrione Sant’Angelo, che è uno dei sei pregevoli torrioni rimasti a Montefiore a testimoniare l’antico splendore, ed arriviamo alla Chiesa di San Filippo non senza prima apprezzare, a sinistra, l’imponente mole del Convento delle Suore Domenicane, “le monache rinchiuse” come le chiamano a Montefiore; a destra, l’altrettanto imponente mole dell’ex Ospedale, già sede del convento dei Frati Silvestrini prima e Filippini poi, ospedale che è sorto a Montefiore già dalla seconda metà del 1400.
La Chiesa di San Filippo, oggi purtroppo chiusa per questioni di sicurezza che appaiono irrisolvibili per la mancanza di fondi che lo Stato da qualche anno a questa parte lesina ogni giorno di più alle comunità locali, contiene dei meravigliosi e pregiatissimi reliquiari, quadri di ottima fattura tra cui un Pagani ed un De Magistris.
La mia passeggiata dentro il Paese termina qui, ma certamente non sono finite le cose da vedere perché ci sono altri luoghi da scoprire; dai “grotti” – necropoli romana del I e II secolo d.c. -, alle chiesette rurali di S.Maria (la c.d. “Madonnetta”); della Madonna delle Fede, ove si narra che li’ fosse stata siglata, alla metà del 1400, una delle rarissime paci tra Ascoli e Fermo auspicata, si dice, da S.Giacomo della Marca; la Chiesa di San Giovanni, antico luogo di sepoltura dei montefiorani restaurato a spese della Famiglia De Vecchis che lì ha voluto la propria tomba.
E’ tutto un bel vedere questo nostro paese che con la verde campagna circostante guarda il mare Adriatico ad esso dirimpettaio; mare che, in alcune limpide giornate invernali, sembra un lago che si può toccare stendendo la mano.
Insieme alle bellezze dei luoghi non si può non ricordare il buon mangiare nei vari ristoranti, il buon bere nelle varie cantine, la cordialità della gente, sempre ben disposta nei confronti del prossimo e sempre pronta ad offrire a tutti un sorriso di benvenuto o di arrivederci.
Non per niente siamo a pieno diritto membri dei “Borghi più belli d’Italia”.
Serena Curto
Vicesindaco e Assessore alla Cultura ed al Turismo
Comune di Montefiore dell’Aso