E’ ormai accettata da tutti l’idea secondo la quale la sociologia è una scienza che è nata nella seconda metà dell’Ottocento nell’ambito del Positivismo e che ha avuto i propri padri fondatori in Auguste Comte (che ha coniato il termine “sociologia”) ed Herbert Spencer. Essa ha origini lontane e precisamente in quel pensiero sociale che si è sviluppato nel tempo a partire dalla Repubblica di Platone e dalla Politica di Aristotele, passando per la Città di Dio di Agostino e il De regime principum di Tommaso D’Aquino, per arrivare a Nicolò Machiavelli, Jean Bodin, Thomas Hobbes e Jean Jacques Rousseau.
Si può definire la sociologia in modo elementare come la scienza della società, ma per non rendere questa definizione troppo semplicistica, bisogna chiedersi quale sia la natura di questa scienza e quale sia il tipo di società che costituisce il suo oggetto. Per la sociologia, come per le altre scienze contemporanee, vale il principi della razionalità, della selettività e dell’autocorreggibilità, secondo i quali nulla può essere considerato attendibile in assoluto o dato per compiuto, per cui il progresso scientifico è il risultato di un faticoso, incerto e problematico processo di avvicinamento alla verità, per cui ogni scienza si basa su tentativi esposti all’errore umano, tanto che, sostenere oggi il mito dell’infallibilità della scienza, sarebbe una grossolana “caricatura” della scienza stessa.
La sociologia è la scienza problematica per eccellenza, perché si basa sull’analisi di quella realtà sociale nata dalle profonde trasformazioni causate dal passaggio da una società statica e basata sulla tradizione a una società industriale estremamente dinamica, la quale ha sentito la necessità di avere uno strumento di “autoascolto” per capire e controllare i cambiamenti che avvenivano al suo interno. La sociologia non si occupa di una società generica, ma “di quel tipo di società che è storicamente tanto ardimentoso o irresponsabile da rinunciare alle certezze ricevute dal passato per esprimere da sé, dal proprio interno, i propri valori, operando la transizione dal concetto di società come dato immodificabile di natura a quello di società come progetto razionale e come prodotto di cultura” (Franco Ferrarotti).
Con il tempo la sociologia ha messo a punto una serie di teorie e una sua metodologia della ricerca, grazie all’apporto di grandi pensatori come Emile Durkheim, Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca, Carlo Marx, Max Weber, Talcott Parsons, Robert Merton e Charles W. Mills,. Ad essi si sono aggiunte alcune grandi personalità del nostro tempo come Edgar Morin, Franco Ferrarotti, Zygmunt Bauman (il teorizzatore della società “liquida”) e Ulrich Beck (il teorizzatore della “società del rischio”). Sono state gettate le basi della sociologia generale con lo studio dei gruppi sociali, dei processi di socializzazione, delle classi sociali, della stratificazione e della mobilità sociale, della conflittualità sociale. Si sono poi sviluppate, nell’ambito di questa scienza, delle aree di studio specializzate come la sociologia della famiglia, dell’educazione, della comunicazione, della politica, della religione, dell’economia, del lavoro.
Per comprendere e spiegare la natura e il loro funzionamento dei vari fenomeni sociali, la sociologia rimane una scienza empirica basata sull’uso dell’esperienza, dell’osservazione e della sperimentazione, in modo di garantire l’oggettività delle sue affermazioni e avere la capacità d’interpretare i dati forniti dall’esperienza quotidiana, affinché le successive teorizzazioni trovino un riscontro nella società. Per rimanere il più possibile aderenti alla realtà regionale e nazionale, il focus di questa rubrica si potrà “accendere” su argomenti di forte impatto sociale, lasciando spazio non solo agli “specialisti”, ma a tutti coloro che amano confrontarsi con l’attualità, dato che esiste una “sociologia del quotidiano” fondata sul buon senso e sull’esperienza comune. Tra i possibili temi da affrontare vi sono sicuramente la famiglia, la scuola, il lavoro, l’economia, la politica, le istituzioni pubbliche e private, la religione, l’integrazione multirazziale e multiculturale.
Alberto Pellegrino