della chiesa Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto (XVII-XVIII-XIX sec.)
a cura di Rita Simoncelli
Nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, riportata al suo antico splendore, è finalmente possibile risentire la voce dello straordinario organo barocco restaurato dalla Bottega Artigiana di Michel Formentelli di Camerino (MC).
Lo strumento, trasferito a Comunanza dalla celeberrima famiglia Fedeli nel 1827, proveniente verosimilmente dalla Basilica di Loreto, è riconosciuto come uno dei più importanti antichi documenti sonori superstiti, il cui valore risiede proprio in quelle peculiarità tecniche e stilistiche che lo definiscono come un “unicum” all’interno del patrimonio storico organario italiano ed europeo. Si tratta, infatti, di un grande strumento monumentale ‘doppio’ – ossia munito di due tastiere – che conserva una stratificazione storica tra e più interessanti e meno convenzionali. Si consideri, per cominciare, la straordinaria estensione dei due manuali: quello superiore, relativo all’organo maggiore, più antico, è dotato di controttava corta e raggiunge in acuto la nota Fa5 per complessivi 62 tasti; quello inferiore, corrispondente al secondo organo, conta 54 tasti, entrambe le estensioni sono cromatiche.
La vera “chicca” dal punto di vista organario è rappresentata dalla presenza di tutti i registri ad ancia originali del 1600 dalle fogge uniche nel panorama europeo.
L’opera, nella sua attuale configurazione, si presenta composta prevalentemente dall’originaria manifattura barocca seicentesca, che l’intervento di restauro ha rivelato come il prodotto dell’unione di due strumenti distinti – uno di maggiori dimensioni (probabilmente in base di 12’) e l’altro minore (di 6’) – tuttavia di fattura omogenea e quindi opera di un medesimo autore ancora anonimo, ma il cui nome potrebbe, un giorno, svelarsi con un attenta ricerca negli immensi Archivi Lauretani.
Nel 1770 questo strumento fu suonato da Amadeus Mozart (allora quattordicenne) e il giovane genio definì quest’organo “il re degli strumenti”.