di Alberto Pellegrino
Con il volume biografico e fotografico Massimo Girotti. Cronaca di un attore di Roberto Liberatori (Centro Sperimentale di Cinematografia, 2015, 34 euro), il cinema rende omaggio a un grande professionista che lasciato un segno profondo nella storia dello spettacolo italiano del Novecento. Girotti rappresenta l’esempio di una carriera costruita nel segno di una professionalità quasi maniacale, di una vita privata contrassegnata dalla riservatezza e lontana da ogni forma di divismo. Da grande professionista, ha alternato opere di altissimo livello con film appartenenti al genere storico, avventuroso e melodrammatico, sempre interpretati con il consueto impegno. Girotti è stato anche un importante attore di prosa, avendo affronta testi classici e contemporanei sotto la guida di registi di notevole spessore culturale come Visconti, Squarzina, Costa, Zeffirelli e Ronconi, affrontando autori classici e contemporanei al fianco di attori come Gassman e Albertazzi, Sbragia e Cervi. Egli ha partecipato a numerose produzioni televisive, interpretando alcune opere di prosa e delle serie tv di grande successo come Cime tempestose, I promessi sposi, Jekill, Cristoforo Colombo e Quo Vadis? Massimo Girotti nasce nel 1918 a Mogliano nelle Marche, ma nel 1921 la sua famiglia si trasferisce a Roma, anche se l’attore manterrà sempre uno stretto legame con la sua terra d’origine. Dopo la maturità classica s’iscrive prima a ingegneria poi a giurisprudenza senza arrivare mai alla laurea; pratica diversi sport (sci, nuoto, pallanuoto, atletica leggera). Il cinema si accorge presto di questo ventenne che ha un corpo atletico e una bellezza particolare rispetto ai canoni del divismo del tempo, per cui i registi Soldati e Camerini gli affidano una piccola parte nei film Dora Nelson (1939) e Una romantica avventura (1940). Nel 1941 Alessandro Blasetti gli affida il ruolo del protagonista nel film d’avventura La corona di ferro, che riscuote un insperato successo e che segna l’inizio di una prestigiosa carriera artistica: dopo avere interpretato Un pilota ritorna (1942) di Roberto Rossellini, nel 1943 Luchino Visconti lo sceglie come protagonista di Ossessione, il film che ha aperto la strada al Neorealismo. Nel dopoguerra Girotti lavora con De Sica, Luigi Zampa, Mario Camerini, Pietro Germi (che lo vuole come protagonista del film In nome della legge), Giuseppe De Santis, Michelangelo Antonioni, Luigi Comencini, Carlo Lizzani, Alberto Lattuada, di nuovo Luchino Visconti (Senso, e L’innocente). Con Pierpaolo Pasolini interpreta Teorema e Medea; ottiene la consacrazione internazionale con Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci (1972); quindi la sua carriera continua con Giuliano Montaldo, Ettore Scola, Liliana Cavani, Roberto Benigni e si conclude con La finestra di fronte di Ferzan Ozpetek, girato nel 2003, poco prima della sua scomparsa.