LIRICA NELLE MARCHE, CON ECHI PIRANDELLIANI

di Fabio Brisighelli

Qualche volta saremmo tentati di affidare a Pirandello (se lo avessimo qui), alla sua capacità di sovrapporre finzione e realtà, di assegnare a ciascuno  un suo personale “gioco delle parti”,  l’elaborazione di una trama: di una trama atta a ricomporre le sfaccettate tessere di un mosaico della lirica nelle Marche che in alcuni suoi aspetti più recenti assomiglia a un puzzle difficile da ricomporre. Intendiamoci: i punti fermi della tradizione restano tutti, anche se con un impegnativo gioco di rimessa finalizzato a mantenere il più possibile la qualità ad onta del calo delle risorse disponibili. Il Rossini Opera Festival di Pesaro continua a mettere proficuamente a frutto le sue rendite di (alta) posizione; lo Sferisterio di Macerata, che sembra ormai convertito nella sua puntuale programmazione estiva ai titoli del grande repertorio, lavora a monte tutto l’anno con un’azione capillare di marketing e con una campagna “aggressiva” ma proficua finalizzata all’ acquisizione di categorie sempre più ampie di pubblico (soprattutto giovane); il Teatro Pergolesi di Jesi riesce a mantenere la sua offerta operistica d’autunno anche attraverso intese e collaborazioni con circuiti lirici nazionali. Il Teatro delle Muse di Ancona, con il prezioso biglietto da visita delle sue prime dieci stagioni di attività, sembrava poter diventare il punto di riferimento più autorevole per la stagione invernale del melodramma in regione. Così non è stato.

Dove eravamo rimasti, innanzitutto, per l’argomento in questione, nello spazio del sito dedicato alla Musica? Alle considerazioni sull’accordo tra le Fondazioni “Pergolesi Spontini” di Jesi e la Fondazione “Teatro delle Muse” di Ancona per la stagione lirica unificata: nel senso – si badi bene – che la rinata, dopo un periodo di silenzio, (mini)stagione lirica delle Muse programmata per il prossimo ottobre (La bohème, Falstaff e Zanetto, atto unico di Mascagni in forma di concerto) verrà a concertarsi con quella di Jesi almeno per ciò che attiene all’attività di biglietteria, di promozione, di alcuni aspetti organizzativo- gestionali; anche se  Jesi mantiene di fatto una posizione prevalente con i suoi quattro titoli (Nozze di Figaro, Nabucco, Don Pasquale, La vedova allegra più un concerto in onore del tenore Mario Del Monaco) e con il “prolungamento” specialistico all’insegna dell’appuntamento festivaliero dedicato ogni anno a Pergolesi e a Spontini. Ma attenzione: c’è da fare i conti anche con un’altra organizzazione costituitasi di recente sotto l’egida della Regione all’interno del Consorzio Marche Spettacolo: la cosiddetta Rete Lirica delle Marche, che per ora ha messo insieme sul piano operativo i teatri (un po’ di seconda fascia quanto a programmazione operistica) della Fortuna di Fano, dell’Aquila di Fermo e Ventidio Basso di Ascoli Piceno, e che vorrebbe tanto che altri soggetti si associassero, a cominciare dalle “defilate” Ancona e Jesi. La suddetta Rete  è riuscita a coinvolgere le due realtà di settore più importanti, il ROF e il Macerata Opera Festival, che vi svolgono però solo una funzione di cooperazione, di coordinamento e di assistenza tecnica “esterna”, posto che per il resto entrambi continuano a portare avanti le loro autonome iniziative festivaliere. Che cosa è stato prodotto a tutt’oggi nei teatri coinvolti? Un semplice, anche se gradevole Elisir d’amore di Donizetti a cui si aggiungerà in novembre-dicembre la pucciniana Madama Butterfly. Fatto incontrovertibile (ma curioso, e in qualche misura anche apprezzabile) è che gli organizzatori della Rete, con il convinto appoggio regionale, sono riusciti a pubblicizzarsi con fior di conferenze-stampa, alla presenza in largo numero di tutti gli “attori” coinvolti: sindaci, sovrintendenti, presidenti, direttori delle città e delle istituzioni partecipanti: l’ultimo incontro in ordine di tempo per fare addirittura il punto sul successo del citato Elisir, dopo i riscontri di Fano e di Ascoli (perché a Fermo andrà in ottobre). Sembrava di assistere alla presentazione della stagione della Scala di Milano. “ Tutti per uno, uno per tutti”, dunque, alla maniera dei moschettieri di Dumas? A dirla tutta abbiamo avuto l’impressione che in quell’incontro “si recitasse ˂ un po’˃ a soggetto (convenuto). Per tutto tireremo le somme a fine anno. Per quel che riguarda in particolare le nostre Muse, ancorati come siamo ai fasti di un recente passato, non riusciamo ancora  a distendere sulla sofferenza, come fa Pirandello, non tanto un velo di umorismo, ma nel nostro caso neppure di fiducia.

Share This:

Posted in Musica.