Senigallia_ChiesaCroce

La “Sepoltura di Cristo” di Federico Barocci nella chiesa di Santa Croce a Senigallia

di Grazia Calegari

La pala d’altare fu commissionata dalla Confraternita della Croce di Senigallia nel 1578 e fu messa in opera nel maggio 1582, alla presenza dello stesso Barocci, pittore sempre lentissimo nell’esecuzione sottoposta a continui ripensamenti e interruzioni, dovute alla sua nevrastenia e al tormento malinconico della solitudine urbinate.

federico barocci

Federico Barocci sepoltura di cristo

E’ un dipinto fondamentale per la qualità esecutiva, frutto della piena maturità conquistata negli ultimi fervidi anni , che si concluderanno con la morte del Barocci nel 1612.

In primo piano, a sinistra, sono raffigurati gli strumenti della Crocifissione tolti al corpo di Cristo che viene trascinato, e scivola verso di noi, mentre la Maddalena ha un sussulto di pianto, gli uomini che sorreggono il corpo avanzano anch’essi in modo scivoloso, e Maria e le pie donne assistono in lontananza, vicine al monte Calvario dove le croci sono ancora issate.

Tutto è in movimento, compreso il mantello che ricopre il viso di san Giovanni, tutto diventa un’onda fisica e metafisica di emozioni e di compianto.

Sono colori mutevoli, cangianti, su cui scivolano luci come colpi d’ala, in un crescendo melodioso e musicale, come accade sempre in Barocci.

E sullo sfondo si vedono i torricini di Urbino, quasi una sovrapposizione del tema cristologico all’autobiografia dell’anima, come se il pittore esprimesse i suoi tormenti di credente e di uomo, come se la storia di Cristo racchiudesse lo strazio collettivo dell’umanità, da raccontare e confessare, nel percorso domestico delle colline e delle strade della sua città di provincia dove si era rifugiato per sempre fuggendo da Roma, dai poteri religiosi

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