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LA COMUNANZA DI IERI E DI OGGI

Comunanza – 25 ottobre 2015-10-15

A cura di Rita Simonelli, Assessore Cultura di Comunanza

…” Comunanza, poco più di una macchia chiara al centro di un tormentato paesaggio che si stende sino alle nude sommità dei Monti Sibillini, dove le ampie chiazze dei boschi, quasi in modo uniforme segnano la linea delle nevi.

In questo tormentato proscenio appare Comunanza, chiara e quasi nuova in un palcoscenico antico, con una storia che è quella stessa del Piceno…”

Comunanza sorge tra le colline ricoperte di vegetazione autoctona mesofita di latifoglie, nella valle medio alta del fiume Asi che divide il centro storico dai nuovi insediamenti.

Un fiume che ha profondamente condizionato la storia di Comunanza perché per secoli l’ha recinta e quasi soffocata nel suo liquido abbraccio, condizionandone la struttura abitativa, il modo di vivere e di convivere.

Ma se fosse nata su un colle, oggi sarebbe forse un paese che potrebbe vantarsi di un passato, ma soltanto di quello.

Le antiche origini picene sono confermate da una quantità di reperti disseminati in tutto il territorio che, testimoniano la presenza umana dall’Eneolitico alla civiltà Picena, fino a quella Romana.

Nella centuriazione pedemontana di Cesare Ottaviano Augusto del 15 a. C., figurava “Interamnia Poletina Piceni, il cui centro era dove oggi sorge la Chiesa di S. Maria a Terme ( la prima chiesa fu realizzata nel X sec. in arenaria, sopra i resti di un tempio dedicato a Dioniso, quella attuale risale al XII sec.).

Interamnia significa “ terra tra fiumi” e la zona in questione, che fu certamente il primo luogo in cui il territorio di Comunanza (ma non Comunanza) entrò nella storia, è infatti circoscritta da tre corsi d’acqua, il fiume Aso e due corsi d’acqua minori ( Fosso delle Cucciole e Fosso di Velloca).

Resti di ville rustiche, cisterne, canali distribuiti su un vasto territorio, fanno ritenere che la prima Comunanza sia stato un centro di approvvigionamento molto attivo soprattutto dopo la conquista del Piceno da parte di Roma.

Oggi, a Comunanza, presso le sponde del fiume Aso, dopo numerosi ritrovamenti degli anni 80, è stata indagata e riportata alla luce un’area archeologica di circa 200 mq. Lo scavo ha permesso  principalmente di individuare strutture  murarie organizzate in 6 ambienti e tutti gli elementi riconducono l’edificio ad un impianto termale di epoca romana.

Nel VII sec d. C., tra i resti del primo insediamento romano, nasce “ Communanthia Ascolanorum” in un’ansa del fiume Aso.

Dall’XI sec., su Monte Pasillo ( che si trova i Nord di Comunanza) si ergeva la rocca dei Nobili del Cortone da Siena che per la sua posizione provocò guerre e contrasti tra gli stati di Ascoli e Fermo e scandì la vita del piccolo insediamento nell’ansa del fiume.

Quando  il castello di Monte Pasillo fu definitivamente distrutto, gli ascolani potenziarono “ Comunanza” che, nel 1324, si chiamerà Communanthia Montis Passilli civis Districtualis Esculi.

Per difesa vengono costruiti edifici fortificati a picco sul fiume, mura con tre porte, viene potenziato un mulino idraulico a due macine e una gualchiera sovrastato dall’alto dalla Chiesa di San Francesco ( edificata alla fine del XII sec. Sopra i resti di un edificio templare).

Oggi della rocca dei Nobili non vi è più traccia, ma nel 2001, in seguito ad un incendio sono venuti alla luce resti di un antico edificio che dovrebbero appartenere ad un’abitazione di Brocherio dei Nobili di M. Pasillo.

Di lì a poco, il centro si sposterà nella Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto, siamo tra il XVI e il XVII secolo e si registra una notevole presenza di briganti che dopo le “incursioni” trovano riparo nei boschi circostanti.

Nel corso di questo tumultuoso periodo nacquero a Comunanza artisti di grande fama: Sebastiano Ghezzi      (padre), Giuseppe e Pier Leone Ghezzi (figli) e Antonio Mercurio Amorosi.

Pittori che hanno avuto una risonanza internazionale iniziarono ad aprire botteghe artigiane, laboratori di archibugieri, di lavorazione e tintura di lana e canapa…

Dalla produzione artigianale alla comparsa della prima industria il periodo è breve, nel 1882 nasce lo Stabilimento Bacologico sperimentale che offre lavoro a molti comunanzesi all’interno della fabbrica e nelle “ bigatterie familiari”.

Purtroppo, la prima guerra mondiale provocherà uno spopolamento e la conseguente interruzione di bupna parte delle attività lavorative.

Nel 1932, con il Fascismo, il paese ebbe la denominazione di “Comunanza del Littorio” che perderà nel 1946 con la liberazione.

Comunanza immediatamente al dopo guerra riacquista un coraggio imprenditoriale. Così riapre lo stabilimento bacologico, si riattivano telai e bigatterie, riaprono botteghe e laboratori, segherie, cave e fornaci con conseguente decollo dell’edilizia.

Negli anni ‘50 si apre la strada all’industria moderna che culmina nel 1973 con l’Ariston (Merloni elettrodomestici), in seguito si insedierà Della Valle calzature (Tod’s).

L’economia complessivamente migliora ma sarà inevitabile una perdita di peculiarità territoriale di questa parte del Piceno.

E’ evidente che il passaggio tra il passato e il presente è stato molto rapido e non poteva essere esente dal rischio di venire gestito senza squilibri.

Negli ultimi decenni Comunanza si trova a vivere questo delicato passaggio storico tra passato e presente, tra l’artigianato e l’industria, tra l’arte e il prodotto di massa… e questo ponte ideale, tra Ieri e Oggi,  può tenerlo aperto solo una maturazione culturale che spinge verso il nuovo ma senza rompere con l’antico di cui continuiamo a far parte.

Oggi questa maturazione sembra essere partita, con una sensibilità verso il passato (la  ricerca di idee per far rivivere il centro storico, i diversi restauri effettuati sulle opere d’arte, l’individuazione di aree archeologiche e la relativa sistemazione) e nel contempo con una maggiore attenzione allo sviluppo moderno affinché si coniughi ed entri in armonia con il contesto storico e ambientale del paese.

La visita dell’Associazione Cento Città è per Comunanza una grande opportunità, in quanto rappresenta un primo importante contatto e un’occasione per iniziare a far conoscere questo territorio che con orgoglio propone di visitare:

  • La Chiesa di S. Caterina d’Alessandria d’Egitto ( esistente già dal IX sec. Ingrandita nel XIV sec., ricostruita nel XVII sec., in stile neoclassico e campanile romanico).
  • L’organo monumentale barocco a due tastiere (conservato nella Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, posta sopra l’ingresso in cantoria ligneo. Arrivato a Comunanza nel 1827, proveniente dalla Basilica di Loreto. Si è concluso di recente il lungo ed elaborato restauro ad opera dell’organaro Veronese Michel Formentelli con laboratori a Verona e Camerino.
  • Il Museo di Arte Sacra ( inserito nei circuiti dei Musei Sistini del Piceno, è sito nell’elegante Palazzo Pascali e consta di 4 scale. Qui sono esposti due dipinti su tela provenienti dalla Chiesa di S. Caterina raffiguranti “ San Giovanni Battista, San Giuliano e le anime purganti” e “ la Vergine di Loreto, San Giuseppe, San Michele Arcangelo e le anime purganti”; opere di San Giuseppe e Pier Leone Ghezzi e Antonio Mercurio Amorosi; un dipinto di Giuseppe Ghezzi del 1680 “ San Liborio” proveniente dalla Chiesa di Sant’Anna. Inoltre possiamo ammirare opere preziose provenienti da Chiese dirute o chiuse al culto o appartenenti alla Confraternita del S.S. Sacramento).
  • La Chiesa di Sant’Anna ( in stile tardo-romanico, costruita nell’area di un convento del IX sec, con portici e campanile a vela. L’interno a navata unica, soffitto a capriate e altare in stucco settecentesco).
  • La Chiesa di Santa Maria a Terme (già citata. E’situata al centro dello scomparso insediamento romano di “Interamnia Poletina Piceni”. E’ in stile alto medioevale, a pianta rettangolare, l’abside tripartita da lesene con due bifore e doccioni nelle pareti laterali. L’interno a navata unica divisa in tre campate…)
  • La Chiesa di San Francesco ( già citata. Edificata alla fine del XIII sec., ha la parete N.N.E. a picco sul fiume e presenta feritoie per arco, archibugio e bombardiere. L’interno, in pianta rettangolare, si sviluppa in una navata unica longitudinale con cantoria del XVIII sec., addossati alle pareti interessanti altari, lignei e in stucco, cinquecenteschi e settecenteschi. Dietro l’altare maggiore, un affresco del XVII sec. Opera forse di Sebastiano Ghezzi).
  • Il Sito Archeologico (già citato. Impianto termale di epoca romana; l’edificio sembra aver avuto uno sviluppo che va dall’epoca repubblicana al tardo impero, l’area si è sviluppata su strati più antichi caratterizzati da ceramica picena).

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