IL RESTAURO E IL RIUSO DELL’ARCHITETTURA FORTIFICATA

di Alberto Pellegrino

L’Istituto Italiano dei castelli ha celebrato nel 2014 il 50° anniversario della sua fondazione con un numero monografico (n. 14) intitolato Restauro e riuso dell’architettura fortificata tra pratica e didattica a cura di Fabio Mariano, presidente del Comitato scientifico della rivista e titolare della cattedra di Restauro dei monumenti nella Facoltà d’Ingegneria dell’Università Politecnica delle Marche. La rivista raccoglie i contributi di specialisti del restauro e tutela dei Beni architettonici, mentre il nucleo centrale dei contributi sulla didattica del restauro è costituito dai lavori d’esame e di tesi prodotti dal Corso di Restauro Architettonico del Dipartimento di Ingegneria Civile, edile e dell’Architettura dell’Università anconetana.
Gli studi specialistici hanno preso in esame i seguenti progetti: il restauro delle mura di Loreto e della Polveriera Castelfidardo di Ancona (esempio di recupero di una fortificazione risorgimentale); le note sui ruderi della rocca di Fossombrone; lo studio per il recupero “attivo” delle fortificazioni di Castel Sant’Angelo sul Nera da destinare a un Parco storico e naturale per il tempo libero e lo spettacolo; il possibile recupero del Castello Magalotti di Fiastra ridotto allo stato di rudere; l’applicazione delle tecniche di Laser Scanning per il rilievo delle fortificazioni come nel caso del Torrione di Francesco di Giorgio Martini a Cagli.  A carattere più generale sono i due interventi a carattere teorico-didattico riguardanti il Restauro e il riuso dell’architettura fortificata di Fabio Mariano e Il Restauro dei borghi storici di Andrea Giuliano. Quelli che riguardano in modo più generale la nostra regione sono due studi che si occupano dell’architettura merlata e di particolari edifici fortificati come i molini.

Il primo lavoro di Stefano Gizzi, intitolato Restauri in stile dei castelli marchigiani, nel quale si analizza come nella seconda metà dell’Ottocento e per buona parte del Novecento anche nelle marche si stata applica la teoria improntata al revival “neomedievalista” riguardante il recupero di castelli rocche e altre architetture fortificate con un “restauro stilisticio” che prevedeva la merificazione e la reinvenzione di queste strutture; esempi marchigiani di questi restauri sono la Rocca malatestiana di Gradara, le Rocche di San Leo, Senigallia e Urbisaglia, il Castello della Rancia di Tolentino, il Castello di Tavoleto, Il Castello dei Mochi Onori (Smirra di Caglia) e il palazzo dei Priori di Montecassiano.

Il secondo studio riguarda i Molini fortificati in area marchigiana di Mauro Saracco, nel quale sono prese in esame le strutture fortificate costruite nei pressi di corsi d’acqua per proteggere la produzione delle farine e per il controllo del territorio tra il XIV e il XV secolo, un’epoca di frequenti conflitti militari; l’autore porta come esempi i Mulini di Passo di Treia e di Villa Potenza (valle del fiume Potenza), i Molini di Castel di Selva Bruna (Gualdo, Valle del Tennacola) e di Montalto Marche (Valle dell’Aso).

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Posted in Scrittori ed Editori marchigiani di ieri e di oggi.