Gennaro Cannavacciuolo e il peccato erotico

di Alberto Pellegrino

Il giorno di San Valentino è arrivato sul palcoscenico del Teatro Comunale di Treia, in esclusiva regionale, il nuovo spettacolo di Gennaro Cannavacciuolo Il Peccato erotico nella canzone napoletana e non solo, un recital in due tempi nel quale questo attore-cantante di grande valore rinnova i fasti del suo precedente spettacolo Volare dedicato al grande Domenico Modugno. Cannavacciuolo riesce a intrattenere e a coinvolgere direttamente il pubblico per un’ora e mezzo con un ritmo e una verve che conoscono momenti di flessione, riuscendo a mettere insieme una serie di citazioni dall’avanspettacolo, dal caffè-concerto e dalla rivista di varietà, generi che costituiscono per tradizione un repertorio “minore”, ma che sono parte integrante della storia del nostro teatro e che hanno inciso profondamente sul costume e sulla memoria collettiva di un popolo. Cannavacciuolo, accompagnato dal Trio musicale Bugatti, tratta il tema della canzone erotica e, in qualche caso, larvatamente pornografica con grande eleganza, intelligenza e leggerezza senza cadere mai nell’eccesso o nella volgarità che non appartengono al bagaglio culturale e professionale di questo attore-autore che compie una lunga promenade attraverso la canzone napoletana e italiana dal 1880 al 1950. Egli rievoca la canzonetta sceneggiata basata su ingenui meccanismi della comicità popolare; ricorda la canzone scherzosa e ironica della tradizione napoletana e italiana rappresentata da Gill, da Pisano-Cioffi e da Ripp (In riva al Po, Come son nervoso, Casta Susanna, Fatte fa ‘a foto); indossa con ironia i panni della “sciantosa”; riporta sulla scena la grande canzone d’autore partendo da Salvatore Di Giacomo per arrivare alla bellissima Malafemmina di Antonio De Curtis in arte Totò; senza dimentica di fare un omaggio al grande attore comico Nino Taranto. A completare la scena ci sono gli eleganti costumi ideati dallo stesso attore e la bella idea di portare sulla scena nel secondo tempo il camerino dell’attore che in questo modo può dialogare con il pubblico sulla natura, i trucchi e i piccoli misteri del teatro.

Nel presentare alcune canzoni del repertorio poetico sentimentale (Era de Maggio, Come pioveva)

Cannavacciuolo dimostra di non essere solo un raffinato chansonnier, un fine dicitore, un fantasista, ma anche un interprete capace di trasmettere sensazioni ed emozioni come pochi sanno fare nel panorama scenico italiano. Fra una risata, una canzone impegnata e un divertente colloquio con il pubblico, egli propone con leggerezza ricordi, riflessioni e spunti di vita che conferiscono spessore umano all’intero spettacolo, per cui molti hanno definito lo spettacolo “strepitoso” e si deve essere d’accorso su questo giudizio, perché siamo di fronte a un piccolo capolavoro di arguzia e buon gusto, merci oggi alquanto rare nel teatro “leggero” italiano.

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