Claude Bernard e la nascita della Biomedicina

Fiorenzo Conti
Claude Bernard e la nascita della Biomedicina
Raffaello Cortina Editore, 2013, prima ristampa 2014

Probabilmente centocinquant’anni fa, quando nel 1865 Baillière, editore in Parigi, pubblicava la Introduction à l‘étude de la Médecine expérimentale, non immaginava che quel libro avrebbe cambiato la storia della medicina e l’avrebbe avvicinata sensibilmente alla scienza.

Ne era autore Claude Bernard, che all’epoca aveva cinquantadue anni, un fisiologo, professore al Collége de France.
Fisiologia è la scienza che studia le funzioni degli organismi viventi, gli studenti la incontrano dopo aver appreso le
scienze cosiddette di base, fisica, chimica, biologia e anatomia, e prima di affrontate le discipline cliniche, le discipline che, come dice la parola greca kliné, si concretizzano al letto del malato.
Nell’approccio alla Fisiologia, Claude Bernard aveva largamente superato le finalità teleologiche e metafisiche della
stessa, non si era cioè domandato perché un fenomeno avviene, perché una cellula vive, ma si era chiesto come un
fenomeno avviene, come la cellula vive; aveva cioè rivolto la sua attenzione ai meccanismi che regolano la funzione
cellulare ed alle modificazioni degli stessi che possono generare malattia; aveva altresì superato la concezione anatomo-centrica del tempo e posto la fisiologia al centro della ricerca scientifica. Aveva portato fondamentali contributi alla conoscenza del sistema nervoso, a quelle che oggi chiamiamo Neuroscienze, all’ambiente che circonda le cellule – che aveva definito milieu intérieur, mezzo interno – e che regola con i suoi adattamenti e compensi la vita cellulare.

Claude Bernard nel dipinto di Léon Lhermitte (1889), Parigi, Académie nationale de Médecine.

Ma, indubbiamente, il contributo più importante di Bernard alla ricerca in medicina fu quello dell’introduzione del metodo scientifico nella sua sequenza di osservazione-ipotesi-sperimentazione, sequenza nella quale la sperimentazione costituisce il momento fondamentale che può corroborare un’ipotesi oppure confutarla.
Nessuna affermazione quindi è valida se non è confermata dall’esperimento; su questa premessa nasce la medicina sperimentale di Bernard, che si libera dall’influenza, ancora molto sentita, delle grandi scuole mediche del passato, quella greca di Ippocrate, quella romana di Galeno, quella araba di Avicenna, per divenire medicina scientifica.

L’Introduction, come ho ricordato è del 1865, ha quindi centocinquant’anni anni, ma è sempre di grandissima attualità.
Oggi ad esempio si parla molto di Medicina traslazionale, vi sono scuole, corsi d’insegnamento, dipartimenti di
medicina traslazionale, nei quali operano insieme biologi e clinici. Il nome deriva da latino latum, portato, concerne
cioè il trasporto, il trasferimento delle conquiste delle scienze di base – chimica, fisica, farmacologia, fisiologia – alle
scienze cliniche, consentendo alle stesse di acquisire nuovi mezzi diagnostici e di instaurare nuovi approcci terapeutici, un trasferimento che è alla base di quella che oggi chiamiamo Biomedicina, un trasferimento from bench to bedside, dal bancone di laboratorio al letto del malato, proprio come aveva preconizzato Claude Bernard; un trasferimento che è bidirezionale in quanto dal letto del malato giungono al laboratorio i risultati della ricerca clinica applicata, fondamentali per indirizzare nuovi studi.

Il libro di Fiorenzo Conti, Claude Bernard e la nascita della biomedicina riporta il pensiero di Claude Bernard e la sua
visione della medicina scientifica.
E’ un libro importante, innanzitutto per il suo Autore, Fiorenzo Conti, Professore di Fisiologia nell’Università
Politecnica delle Marche, Ricercatore affermato, con contributi originali di ricerca soprattutto nel campo dell’organizzazione molecolare della corteccia cerebrale, pioniere in Italia delle Neuroscienze, autore di numerosissime pubblicazioni tra cui un trattato di Fisiologia utilizzato dagli studenti di quasi tutte le Facoltà italiane, studioso i cui interessi culturali, filosofici e letterari soprattutto, si espandono ben al di là del campo della medicina.
E’ un libro importante perché costituisce il primo contributo italiano alla conoscenza di Claude Bernard e al suo grande ruolo nel campo della scienza; per la casa editrice Raffello Cortina di Milano che lo ha pubblicato; per la collana Scienza e Idee diretta da Giulio Giorello, che lo ospita, per la prefazione che ne fa Gilberto Corbellini, certamente uno dei più prestigiosi storici della medicina italiani; per la sue numerose presentazioni, al Festival della Scienza di Genova, all’Accademia medica di Roma, all’Accademia delle Scienze di Torino, ad Infinitamente. Festival di Scienza ed Arti di Verona e al Carrè della Scienza SISSA di Trieste; per le recensioni di cui è stato fatto oggetto, apparse su varie testate tra le quali Il Corriere della Sera (Edoardo Boncinelli), il Venerdì di Repubblica (Corrado Augias), l’Indice dei libri (Davide Lovisolo), Recensioni filosofiche (Silvia Baglini), la Gazzetta del Mezzogiorno (Domenico Ribatti),Il Mattino (Antonio Vitolo), Scienza in rete (Pietro Dri); per il ruolo che ha nella formazione del medico, sia nel pre- che nel post-laurea.

Il libro si compone di cinque parti, la prima delle quali presenta una mirabile ricostruzione storica degli uomini e
dei fatti che hanno caratterizzato l’evoluzione della scienza in generale e della fisiologia in particolare dall’antichità al
diciannovesimo secolo; nella seconda viene presentata una breve biografia di Claude Bernard nel contesto storico e
filosofico nel quale si inseriscono il suo pensiero e le sue opere; la terza e la quarta parte riportano le ricerche principali di Claude Bernard, i suoi esperimenti, le sue acquisizioni soprattutto nel campo della fisiologia del cervello; nell’ultima parte viene posto in risalto il rilievo che la figura di Claude Bernard ebbe nel mondo culturale del suo tempo, partendo dalle citazioni che di lui fanno due grandi scrittori, Dostoevskij e Zola.

Luke Fildes, The Doctor , 1891, Tate Gallery, Londra

Alla Tate Gallery di Londra vi è il quadro The Doctor di Luke Fildes, nel quale sono raffigurati i tre momenti fondamentali del metodo clinico, che è il modo di procedere del medico nel suo rapporto con il paziente: l’osservazione, il ragionamento e l’empatia, cioè l’umanità, la terza virtù essenziale quanto la competenza.
La competenza fa il dottore, occorrono competenza ed umanità per fare il medico.
Il metodo clinico ebbe in Italia in Augusto Murri il suo più convinto assertore; firmano e grande Clinico medico
a Bologna a cavallo tra il XIX e il XX secolo, certamente conosceva l’opera di Bernard, praticamente coevo
(Bernard muore nel 1877, quando Murri aveva 36 anni). Il metodo deriva dal metodo scientifico perché, come lo
scienziato ricorre alla sperimentazione per verificare la sua teoria, così il medico sottopone le proprie ipotesi al
vaglio degli accertamenti, alla prova dei fatti. Perché i fatti, avrebbe scritto in quegli anni Maurizio Bufalini, cesenate, Clinico medico di Bologna prima e di Firenze poi nella prima metà del diciannovesimo secolo, i fatti sono senza dubbio il fondamento di ogni umano sapere.

 Giovanni Danieli

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Posted in Scrittori ed Editori marchigiani di ieri e di oggi.