di Alberto Pellegrino
Il Centro Studi Carlo Balelli per la Storia della Fotografia ha promosso e organizzato a Macerata la mostra Obiettivo sul fronte. Carlo Balelli e le squadre fotografiche militari nella Grande Guerra (23/5-28/6). La mostra è accompagnata da un bellissimo catalogo di oltre trecento pagine a cura di Emanuela Balelli, Gabriele D’Autilia, Nicola di Monte e Giuseppe Trivellini. Hanno collaborato alla realizzazione del progetto la Biblioteca Comunale e la Biblioteca Statale di Macerata, la Collezione Privata Famiglia Balelli, l’Accademia di Belle Arti, le Università degli Sudi di Macerata e Camerino, la Regione Marche e il Comune di Macerata.
Le bellissime immagini, realizzate da Carlo Balelli (1894-1981) come fotografo militare nel corso della Grande Guerra, sono state presentare in grande formato in mostra e nel catalogo nell’Album fotografico 1914-1919. Le oltre duecento riproduzioni, corredata da una didascalia esplicativa, dalla datazione e dalle caratteristiche tecniche, sono state ordinate secondo un ordine cronologico e suddivise in sei sezioni:
- Il servizio militare di Balelli presso la Sezione Fotografica del Genio a Monte Mario.
- I primi giorni di guerra con alcune località del fronte, con le basi militari di Grado, Aquileia e Gradisca, con le trincee sul Carso, con gli aeroplani usati per la fotografia aerea.
- Il fronte alpino della III Armata e il fronte dolomitico della IV Armata con le trincee e i baraccamenti d’alta montagna, le teleferiche e le retrovie, i prigionieri austriaci, le artiglierie e le città bombardate, la squadra fotografica e le sue postazioni in alta quota.
- Il secondo inverno di guerra in alta montagna, le postazioni dei reparti alpini e le baracche dei comandi, la squadra fotografica al lavoro a S. Stefano di Cadore, il fiume Piave destinato a diventare l’ultima linea di resistenza dell’esercito italiano.
- L’Armata del Grappa che si appresta all’offensiva, alcuni caduti italiani e austriaci, la presenza degli alleati inglesi e francesi, i prigionieri austriaci, le città distrutte dai bombardamenti, truppe austriache in ritirata alla stazione di Bolzano il 3 novembre 1918, il re Vittorio Emanuele III, il Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando e il gen. Giardino comandante della IV Armata in vista al fronte, Gorizia italiana e festa civile a San Candido, l’arrivo a Villa Giusti dei plenipotenziari per le trattative dell’armistizio, l’arrivo del Re a Trieste liberata e il tricolore che sventola a San Giusto.
- Le foto realizzate nei paesi distrutti in provincia di Treviso e Belluno, sul Lago di Resia e nella Valle d’Isarco, a Bressanone e Merano, per la delimitazione dei nuovi confini italiani.
Il catalogo di oltre trecento pagine, oltre a riportare tutte le immagini in mostra stampate in bicromia, si apre con il saggio Carlo Balelli fotografo di guerra di Emanuela Ballelli, una biografia nella quale l’autrice ha riunito testimonianze e ricordi di guerra raccolti dalla viva voce del padre. Seguono alcuni contributi di storici e di esperti in varie discipline a cominciare da Angelo Ventrone dell’Università di Macerata che, nel saggio La Grande Guerra: inizia il Novecento, ha analizzato le trasformazioni epocali prodotti da una guerra “totale” che si è svolta sulla terra e nei cieli, dal Mare del Nord fino all’Adriatico, che è stata combattuta con nuove e distruttive scoperte tecnologiche, che ha visto impegnati 70 milioni di combattenti con 30/40 milioni di feriti e 10 milioni di caduti.
Lo storico della fotografia Alberto Pellegrino, nel saggio Documentazione storica e propaganda nella fotografia e nel cinema della Grande Guerra, ha esaminato il ruolo avuto dai mass media nel primo conflitto mondiale con l’impiego di quotidiani e riviste, giornali di trincea e cartoline propaganda di guerra. In particolare è stata messa in evidenza l’importanza dell’industria cinematografica nella produzione di documentari e cinegiornali realizzati prima da operatori privati, poi Reparto cinematografico dell’Esercito Italiano istituito nel 1917. Altrettanto rilevante è stato il contributo dato dalla fotografia come “sguardo” sulla Grande Guerra che rimane l’evento bellico più fotografato di sempre, avendo prodotto una straordinaria documentazione dei soggetti, degli eventi e dei luoghi di guerra.
Gabriele D’Autilia, dell’Università di Teramo, nel saggio L’arma ottica: il ruolo tattico e strategico della fotografia nella Grande Guerra italiana, ha preso in esame l’importanza della fotografia nel corso del conflitto a partire dalla formazione della prima Sezione Fotografica del Genio, divenuta una fucina d’idee e di sperimentazioni per adattare le tecniche fotografiche alle esigenze militari. Soprattutto la fotografia aerea ha fornito un “punto di vista dall’alto”, consentendo di riprendere il territorio per guidare i tiri dell’artiglieria, di fotografare le postazioni nemiche, i campi d’aviazione austriaci, i luoghi delle battaglie, un apporto completato dalle riprese fotografiche da terra.
Daniele Diotallevi, esperto di armamenti e tecnologie militari, nel saggio Antiche e nuove tecnologie di guerra nel primo conflitto mondiale. Il Regio Esercito italiano e l’Imperiale e Regio Esercito austroungarico ha evidenziato come le fotografie di Balelli forniscano un’importante documentazione per quanto riguarda i nuovi armamenti, soprattutto le mitragliatrici e le moderne artiglierie costituite da mortai, obici (il potente 305/17), cannoni da montagna e da campagna (l’agile 74/27, i potenti 149/35 e 245/40).
Fulvio Benedetto Besana, direttore della Biblioteca Statale di Macerata, nel saggio Paesaggi di rovine: i monumenti bombardati ha analizzato le immagini che riguardano i centri abitati e monumenti artistici adiacenti alle zone di guerra distrutti dal fuoco d’artiglieria e dai bombardamenti aerei degli austriaci, centri ridotti a “città-fantasma” senza presenze umane.
Maria Luisa Palmucci, funzionaria della Biblioteca Statale di Macerata, nel suo puntuale e documentato saggio I bambini soldato, ha preso in esame un gruppo di fotografie denominate “I bambini di Fontanive” località nei pressi di Alleghe”. Si tratta di soggetti particolari ripresi dal fotografo marchigiano con grande efficacia espressiva e narrativa, che evidenziano i rapporti d’affetto che si stabilivano con i militari e che costituiscono una rappresentazione del “gioco della guerra”. Queste immagini di bambini sono state anche impiegate dall’Ufficio Stampa e Propaganda dell’Esercito per realizzare cartoline che avevano precise finalità propagandistiche.
Alessandra Sfrappini, direttrice della Biblioteca Comunale, ha infine preso in esame il Fondo Balelli composto di circa duemila fotografie, di cui 751 riguardano la Grande Guerra costituendo un prezioso documento storico riguardante la Squadra fotografica militare di montagna e i vari momenti della guerra visti secondo “l’ottica del soldato combattente”. A questo patrimonio fotografico bisogna aggiungere quello della Biblioteca Statale di Macerata, dove esiste un Fondo Balelli che raccoglie oltre 10 mila negativi su lastra e su pellicola.