Camerino

a cura di Corrado Zucconi Galli Fonseca

Un numeroso gruppo di soci delle Cento Città sabato 11 aprile 2015 si è recato a Camerino in occasione del Convegno sull’Ambiente e sul Paesaggio tenutosi nel pomeriggio dello stesso giorno nell’Aula degli Stemmi del palazzo apostolico, ex ducale, attuale sede del Rettorato e della Facoltà di Giurisprudenza della locale Università.

Arrivando al mattino nel territorio del comune di Camerino da est, lungo la superstrada 77 Valdichienti, la prima cosa che si è imposta alla vista dei centocittadini è stata l’aspra e affascinante Rocca Varano, sulla sommità di una ripida rupe che sovrasta la vallata. Sono i resti di una importante fortezza costruita nel XIV secolo dai Varano, signori di Camerino, per controllare l’accesso al capoluogo del piccolo Stato e ogni passaggio di persone e merci lungo la Valle del Chienti. Essa serviva anche per segnalazioni militari ad altre torri a difesa del territorio meridionale di quello che nel 1515 diverrà il Ducato dei Varano.

Passata la Rocca e percorsi pochissimi chilometri è comparsa alla vista la città antica, arroccata su un alto colle, chiusa da una cinta muraria tra le più lunghe e alte delle Marche. Peccato che il fascino di queste mura sia stato rovinato qua e là da alcune moderne costruzioni che con i loro volumi stonati interrompono goffamente lo stacco tra città e campagna. Per fortuna però una visione intonsa delle antiche mura gli amici delle Cento Città potranno recuperarla più tardi passeggiando lungo l’Orto Botanico.

Arrivato in città il gruppo mi ha fatto l’onore di una visita per vedere la mia piccola collezione di arte marchigiana. Essa contiene opere della fine del 1400 (dipinti su tavola di Vittore Crivelli e Luca di Paolo, sculture lignee di Bernardino di Mariotto e della scuola di Domenico Indivini) nonché tele, sculture e disegni di epoche successive (Taddeo Zuccari, Antonio Francesco Peruzzini, Emilio Savonanzi, Simone Cantarini, G. Battista Salvi detto il Sassoferrato, Andrea Lilli, Antonio Amorosi, Francesco Foschi, Gaetano Lapis, Francesco Mancini, Carlo Magini, Francesco Podesti, Ercole Rosa, Napoleone Parisani, Serafino Macchiati, ecc…), fino al 1900 (Manrico Marinozzi, Sante Monachesi, Orfeo Tamburi, Valeriano Trubbiani, ecc…). La visita è stata guidata con molta competenza dal prof. Alessandro Delpriori, storico dell’arte nonché attuale Sindaco di Matelica.

E’ seguita una passeggiata nel vicino Orto Botanico, iniziata dalla scala a chiocciola del 1568, interna al palazzo apostolico, ex ducale. L’Orto Botanico dell’Università di Camerino, intitolato alla prof.ssa Carmela Cortini, fu fondato nel 1828, sotto il pontificato di Leone XII, da Vincenzo Ottaviani, medico pontificio e professore di Botanica e Chimica all’Università di Camerino dal 1826 al 1841. Occupa un’estensione di circa un ettaro, dove un tempo si trovavano i giardini del palazzo ducale, chiamato poi “apostolico” perché divenuto, dopo il 1545, sede dei Governatori e Legati pontifici. Con le sue piante antiche e rare, le sue meticolose descrizioni, i suoi romantici vialetti, la sua particolare posizione sotto le alte mura del palazzo ducale, l’Orto costituisce secondo me una delle eccellenze di Camerino, che andrebbe maggiormente valorizzata. La visita, dopo una introduzione storica del prof. Pierluigi Falaschi, è stata guidata con passione e con molte preziose informazioni dalla curatrice dell’Orto d.ssa Roberta Tacchi.

Il gruppo si è poi trasferito a Rocca D’Ajello, a sei chilometri dal centro città, castello varanesco oggi di proprietà della famiglia Vitalini Sacconi. Le prime due torri del castello furono costruite nel 1260 da Gentile I Varano. Giovanni Varano le rafforzò collegandole alla cosiddetta “Intagliata”, cioè il sistema difensivo che a nord del Ducato di Camerino partiva da Torre Beregna per arrivare fino a Pioraco, passando per la Torre del Parco e il castello di Lanciano. Dopo la caduta dei Varano la Rocca passò alla famiglia Massei, da cui fu lasciata in eredità all’Orfanotrofio di Camerino, quindi fu acquistata dal conte Saverio Bruschetti, dal quale passò alla fine del 1800 ad Ortensio Vitalini, bisnonno dell’attuale “castellana”, Elisabetta Vitalini Sacconi. Elisabetta ci ha accolto con la consueta signorilità, guidandoci, insieme al marito ing. Bernardino Peyron nella visita della Rocca. Nel corso della visita il gruppo ha potuto consumare un raffinato lunch negli appartamenti privati del castello, arredati con molto gusto e arricchiti da molte opere del pittore Francesco Vitalini, prozio di Elisabetta, vedutista e maestro di incisione, mancato nel pieno della vita nel 1905.

APPROFONDIMENTI

La Rocca D’Ajello – Cenni storici

L’Orto botanico “Carmela Cortini”

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