di Alberto Pellegrino
Plinio Acquabona (1913-2002) è uno scrittore caduto quasi nel dimenticatoio come spesso accade a molti autori marchigiani di assoluto valore, per cui hanno fatto bene la figlia Maria Pia Acquabona e Alfredo Luzi, in qualità di direttore dell’Istituto di ricerca su letteratura e società nelle Marche ha promuovere ad Ancona il 25 ottobre 2013 un convegno di studi sull’autore, seguito quest’anno dalla pubblicazione degli Atti e di un’antologia poetica. Sabato 29 novembre 2014 queste due opere sono state presentate da Alberto Pellegrino alla presenza di un folto pubblico convenuto presso l’anconetana Caffetteria Elisir alla presenza di alcuni autori degli Atti e del giovane attore Maurizio Marchegiani che interpretato alcune composizioni del poeta. L’antologia di Plinio Acquabona E, nude, leggerò altre scritture a cura di Alfredo Luzi (I Poeti della Smerilliana, Casa Editrice The Writer, Milano, 2014) consente di acquisire una vasta conoscenza di alcune raccolte poetiche dell’autore, presenti con lacune delle sue composizioni più significative. Acquabona è un poeta che appartiene alla corrente spiritualista cristiana che ha sempre approfondito il rapporto tra Dio e l’uomo nel mondo contemporaneo, l’anelo di congiunzione tra la Gerusalemme terrena e la Gerusalemme celeste sulla scia di grandi poeti come Mario Luzi, Clemente Rebora, Davi Maria Turoldo, in una continua ricerca di una “luce” capace di illuminare l’esistenza, nell’esaltazione della parola o meglio del Verbo che diventa veicolo di fede.
La pubblicazione del volume Per Plinio Acquabona. Scrittura, tu sarai la mia donna a cura di Alfredo Luzi e Maria Pia Acquabona (Raffaelli Editore, Rimini, 2014) come una grave lacuna perché fornisce finalmente un quadro critico completo della produzione artistica di questo autore per quanto riguarda la narrativa (Giuseppe Farinelli e Carla Carotenuto), la poesia (Paolo Valesio, Fabio Maria Serpilli, Fabio Ciceroni, Alfredo Luzi. Giorgio Luzzi). Francesco Acquabona parla di suo padre pittore, mentre Giancarlo Galeazzi e Gastone Mosci tracciano un quadro culturale entro il quale si mosso Plinio Acquabona con i suoi rapporti con un certo mondo intellettuale anconetano e marchigiano rappresentato dal critico Carlo Antognini, dal poeta Francesco Ghedini, dallo scrittore Valerio Volpini, dal filosofo Italo Mancini, dal Gruppo di Presenza Culturale e dalla rivista Il Leopardi. Al teatro è dedicato un solo saggio di Giovanni Antonucci e forse l’argomento avrebbe meritato qualche approfondimento in più soprattutto per quanto riguarda la drammaturgia cristiana di Acquabona (L’invenzione della croce, Abelardo, Giuliano l’Apostata, Il segno) e il Teatro dell’Assoluto che nasce nel momento più acuto della crisi delle ideologie e dei progetti di emancipazione dell’uomo: “Il mio mondo non è quello della realtà opinabile all’infinito, ma quello dell’Assoluto. Quello che conta – dice Acquabona – non è la parola ma la Verità che è dentro la Parola: chi dubita parte dall’accertamento di un limite, che, invece, il cristiano supera con l’amore e con la preghiera”, senza imporre “un’egemonia della fede sulla ragione, (senza) “nessuna prevaricazione, ma solo un’evoluzione dal relativo all’assoluto, per cui i miei personaggi sono portatori di verità indiscutibili”.