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Morire dal ridere”. La 28^ Biennale dell’Umorismo

di Alberto Pellegrino

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Immagine tratta dalla 28^ Biennale dell’umorismo

La 28^ Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte di Tolentino è stata segnata dalla strage compiuta nella redazione del settimanale Charlie Hebdo, per cui con il tema Morire dal ridere si è  voluta unire la tragicità del nostro momento storico con la rivendicazione della libertà d’espressione della satira. In quest’antica e ironica espressione proverbiale è sottintesa anche la volontà di esorcizzare per mezzo dell’ironia le paure più segrete dell’uomo, il pensiero della morte, la violenza che minaccia la vita pubblica e privata. Attratti dal tema proposto, hanno accolto l’invito della Biennale 195 autori provenienti da 41 nazioni in rappresentanza di tutti i continenti e nel complesso sono pervenute 495 opere, che sono state attentamente visionate e selezionate dalla Giuria fino ad arrivare ai 72 lavori ritenuti validi per l’esposizione. Particolarmente significative sono state le opere vincitrici del “Premio Città di Tolentino”:  il 1° Premio è stato conferito al belga Constantin Sunnerberg, che nella sua Rainy Day ha rappresentato un bombardamento di clown che piovono dal cielo sopra un passante che scappa ridendo; il 2° Premio è andato all’iraniano Vahid Khodayar, che in una vignetta-sequenza nella quale è raffigurato un uomo che, ridendo sguaiatamente, raccoglie alcuni serissimi individui che scoppiano a ridere quando il soggetto muore per le risate; Il 3° Premio è stato assegnato all’armeno Vladimir Abroian per la vignetta At the funeral of illusionist nella quale quattro “maghi” accompagnano al cimitero un collega sospeso nel vuoto.

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Immagine tratta dalla 28^ Biennale dell’umorismo

Il 1° Premio “Luigi Mari” per la caricatura è stato assegnato al cubano Elvis Corrales Rodriguez per il ritratto del grande chitarrista B.B. King. Ha arricchito la Biennale la mostra antologica del vincitore della 27^ edizione Musa Gumus (Turchia, 1963), che ha confermato la piena padronanza tecnica ed espressiva del disegno, le spiccate doti di creatività, la forte carica satirica. Di notevole spessore culturale è stata la personale del grande fotografo Maurizio Galimberti (1956), il quale ama usare la Polaroid che gli permette realizzare con un solo e irripetibile scatto delle opere uniche. La mostra, intitolata Cogli l’attimo. Omaggio a Lalla Romano, è stata dedicata a una narratrice appassionata di fotografia che ha scritto un Romanzo di Figure (1975) e un Nuovo Romanzo di Figure (1997), nei quali impiega le immagini per tracciare la propria storia e quella della sua famiglia. Galimberti, per esprimere le emozioni e le sensazioni trasmessegli da questa donna straordinaria, ha prima lavorato sui dettagli del volto e delle mani, poi sui particolari degli interni, per ritornare su Lalla Romano ripresa con piani medi, primi e primissimi piani, per chiudere infine su quelle mani rugose ma ancora eleganti, che ci hanno lasciato un prezioso patrimonio di parole.

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