L’opera di captazione delle acque del Nera a Macchie di Castelsantangelo

di Corrado Paolucci

All’inizio degli anni 70 numerosi Comuni delle province di Macerata ed Ancona si consorziarono per la realizzazione di un acquedotto in grado di far fronte alle esigenze idriche della loro popolazione servite da captazioni in sub-alveo talvolta soggette ad inquinamento bio-chimico.

La funzione del Consorzio era quella di provvedere alla costruzione, manutenzione ed esercizio delle opere necessarie all’approvvigionamento idrico dei comuni soci con captazione, prelevamento dell’acqua dalle sorgenti del Nera, trasporto e consegna ai vari serbatoi di compenso. Difatti la caratteristica di tale acquedotto è quella di essere un “integrativo” a quelli già esistenti nei vari Comuni, magari con caratteristiche scadenti.

Negli anni 70’ sono iniziati gli studi idrogeologici sulla sorgente S. Chiodo a Castelsantangelo sul Nera, condotti dal prof. Manfredo Manfredini Ordinario di Geologia all’Università degli Studi di Roma coadiuvato dalla Società Idrotecneco di San Lorenzo in Campo (Pu), per definire le potenzialità dell’acquifero ai fini della sua captazione per uso idro-potabile. Lo studio ha evidenziato un regime medio di portata, molto costante, di circa 1’050 litri al secondo (si tenga presente che tale valore non tiene conto della cospicua corrente di sub-alveo che scorre sul materasso alluvionale del Fiume Nera, dello spessore medio di circa 20 metri).

Il bacino idrografico sotteso dalla sorgente S.Chiodo è di circa 30 chilometri quadrati, ed è delimitato in quota, partendo da Nord in senso orario, dal M.te Bove Sud, Passo Cattivo, M.te Porche (quota massima del bacino a 2’233 mt.s.l.m.), M.te della Prata, Colle Infante e M.te Spina di Gualdo.

La sorgente è ubicata lungo la sponda destra orografica dell’asta del fiume Nera, tra il Comune di Castelsantangelo sul Nera e la frazione di Vallinfante, ad una quota di 756 mt.s.l.m.

E’ classificata come “sorgente di emergenza” e scaturisce da una formazione permeabile di calcare massiccio fortemente fratturato e interstratificato, con la presenza di significativi fenomeni di dissoluzione (carsici) che ampliano le fessure e interstratificazioni che giace su un letto impermeabile costituito da una formazione di “corniola”.

Nel 1981 sono iniziati i lavori di costruzione dell’opera di captazione, inizialmente ad opera del Genio Civile di Macerata, poi proseguiti dal Consorzio per l’Acquedotto del Nera che incaricò l’Ing. Corrado Paolucci di completare i tentativi iniziali, praticamente non andati a buon fine, realizzando la lunga galleria sino all’attuale camerone finale dove, tramite otto “dreni” sub-orizzontali” lunghi 150 metri, è possibile captare sino a 1’400 litri al secondo di acqua “oligo-minerale” (durezza 14° francesi) del tutto priva di qualsiasi inquinante ad una temperatura di 5°C.

L’opera di presa, dopo tre appalti succedutisi per 18 anni, è stata completata nel marzo del 2007 dall’Impresa Betti s.p.a. di Terni con una portata di progetto di 700 litri al secondo.

Tuttavia la limitazione nella captazione imposta dall’Ente Parco dei Monti Sibillini consente all’attuale Società per l’Acquedotto del Nera s.p.a. (subentrata al vecchio Consorzio) di erogare solamente 150 litri al secondo.

Lo studio dell’acquifero della sorgente S. Chiodo continua tutt’oggi ed è stato integrato con il monitoraggio costante delle portate del fiume Nera su diverse sezioni significative dell’asta fluviale sino a Visso.

Significativo evidenziare come la portata media annua misurata alla sezione di Catelsantangelo sul Nera, stimata in circa 900 litri al secondo, si elevi, per effetto delle sorgenti lineari presenti lungo la valle che collega Visso a Castelsantangelo, oltre i 2’000 di Visso e questo prima della confluenza con il torrente Ussita. Questo sta a significare che la captazione dei 700 litri al secondo, a servizio dell’Acquedotto del Nera, riducono di poco la portata del fiume che via via è integrata da numerosi affluenti a partire dall’Ussita.

Le opere acquedottistiche con tubazioni in acciaio del diametro di 80 cm., già realizzate ed operative, vanno dalla sorgente fino alla località Bura nel Comune di Caldarola, per una lunghezza di circa 56 Km.

Ultimamente si stanno realizzando ulteriori 32 Km. di linea nella vallata del Fiume Potenza sino alla località Fontenoce di Recanati. L’acquedotto, con lotti successivi, è previsto che porti l’acqua del Nera sino al Comune di Numana

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Posted in Ambiente, biodiversità e territorio.